Suggerimenti per l’aspirante
Non perdere occasione per imparare il Dharma,
questa è la più grande felicità.
‒ Discorso sulla felicità, Mahamangalasutta, Sn 2.4
Imparare il Dharma è davvero fonte di felicità perché dà basi più profonde e solide a ciò che già mettiamo in pratica, o cerchiamo di mettere in pratica, e ci rende più familiari i fondamenti e le forme della pratica di consapevolezza che Thay ha sintetizzato nei Quattordici Addestramenti.
Il percorso non offre solo una conoscenza intellettuale: offre una conoscenza che prende corpo nell’esperienza in ogni campo della propria vita e anche un allenamento nella direzione della bellezza, dell’etica e dell’amore profondo. La parola “allenamento” è molto appropriata, perché ci aiuta a riconoscere che è necessario esercitarsi per procedere nella direzione dell’amore. Come in ogni allenamento nello sport, come in ogni apprendistato nelle arti e nelle professioni, serve il contatto prolungato con chi ha già percorso quella via e la conosce intimamente: è questo il senso della relazione fra aspiranti e mentori.
Perché questa relazione possa essere aperta e sana, è utile che l’aspirante provi a immaginarsi nel percorso aprendo gli occhi su eventuali ostacoli o resistenze. Al di là del desiderio di imparare, se davvero siamo disposti a imparare ci sentiamo liberi di imparare, senza implicazioni di inferiorità, superiorità o uguaglianza rispetto ai mentori e ai compagni di percorso. Allora ci apriamo a imparare con piacere, con passione, scoprendo che imparare il Dharma significa vivere il Dharma; allora godiamo il percorso in ogni suo passaggio, senza pensare che saremo felici solo quando saremo membri ordinati della Comunità Nucleo.
Con la crescente familiarità con il Dharma, questo percorso può offrire all’aspirante occasioni e aiuti per trovare i “mezzi abili” per sciogliere nodi antichi, per lasciar andare convinzioni radicate, chiusure, formazioni mentali e abitudini non salutari, non solo per se stesso, ma anche per poter testimoniare ad altri queste possibilità di rinnovamento in base alla propria esperienza. Nella stessa ottica, se l’aspirante lo desidera potrà già iniziare a offrire i propri talenti alla Comunità: abilità grafiche, digitali, linguistiche per traduzioni eccetera. Saranno occasioni per allenarsi alle specifiche modalità di collaborazione nella Comunità e per fare conoscenza con gli altri membri; saranno occasioni, soprattutto, per osservare la qualità del proprio “essere” nel “fare”. Prendere coscienza di eventuali dinamiche interiori poco salutari connesse con l’attività apre la via alla loro trasformazione.
Lungo il percorso è importante lasciare campo libero alla curiosità e interrogarci sul senso e la funzione di questa o quella pratica, per riportarla al suo nocciolo più profondo. Nella pratica e nel Dharma ogni cosa ha una sua ragion d’essere: quando non ci è chiara, sentiamoci liberi di fare domande ‒ anzi, sentiamoci incoraggiati a farle! La curiosità e le domande dell’aspirante sono veri doni per il mentore; sono l’occasione per verificare e approfondire a sua volta la conoscenza della Via, trasmettendo ciò che sa e chiedendo ad altri Tiep Hien o a insegnanti di Dharma quando non sa, libero a sua volta di offrire e di ricevere. È su questo terreno pulito e sereno che il percorso di formazione diventa un tempo di gioia per aspiranti e mentori, veri compagni di crescita spirituale.
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